Tra le tante cose davvero belle di questo intensissimo periodo di lavoro, c’è il fatto che sto collaborando con l’Università Statale di Milano a un progetto che mi vede coinvonta come giornalista insieme a docenti e ricercatori del dipartimento di Scienze della Terra per un corso sull’Economia Circolare rivolto agli studenti delle scuole superiori.
La nostra prima incursione ha avuto luogo un paio di settimane fa nella Bergamasca dove abbiamo tenuto un corso davvero disruptive su problemi e soluzioni.
Dei contenuti che sono emersi, ho parlato stamattina sugli schermi di Teletruria dove ho affrontato il tema – difficile ma nevralgico – del costo reale dell’energia pulita considerata dal punto di vista del LCA (analisi del ciclo di vita): uno strumento che misura l’impatto ambientale non solo in base alle emissioni prodotte o evitate in loco ma anche in base alle fasi di costruzione (approvigionamento delle materie prime necessarie, estrazione mineraria in primis) e smaltimento.
Nell’arco di una prospettiva olistica, quindi. Un tema a cui – io che in quanto giornalista costruttiva mi occupo di “soluzioni” – tengo moltissimo perché trovare UNA soluzione non basta (così come, nei gialli, non basta trovare un supposto assassino) se poi la soluzione – applicata senza cognizione di causa – rischia di fare più male che bene.