Sì vax e no vax: come i media stanno esasperando una polarizzazione che non serve a nessuno

In questo senso, tra i social e i media non c’è molta differenza: la polarizzazione tra sì vax e no vax viene abbondantemente nutrita in entrambi i casi come se tutto si giocasse intorno a questa contrapposizione binaria. Ma è realmente così? E soprattutto: cui prodest?

Personalmente, mi sembra che questa concentrazione monotematica sul “daje a chi non si vaccina“, attribuendo tutto il peso dell’impatto della quarta ondata solo e soltanto ai non vaccinati, non faccia bene a nessuno. Principalmente per tre motivi:

1- Questo atteggiamento non tiene conto di una situazione che è molto complessa perché ha a che vedere con il panorama demografico (molto differenziato) e le specificità dei diversi Paesi. Mi sembra davvero evidente, peraltro, che le analisi più diffuse siano mostruosamente viziate e mettano in luce solo un lato della medaglia. Vedi il modo in cui è stata affrontata la situazione oscillatoria del Regno Unito (articoli di sadica soddisfazione per l’aumento dei contagi e assenza di analisi lucide quando i contagi sono calati). Vedi anche la clamorosa assenza di analisi serie su un Paese come la Danimarca, che una volta raggiunta la soglia – opinabile – dell’immunità di gregge, ha tolto tutte le restrizioni pur continuando a vaccinare (la percentuale di vaccinati oggi è pari all’Italia). Della Danimarca si è parlato – in modo molto critico – a settembre, quando sono state eliminate le restrizioni, e oggi (con l’aumento dei contagi). Mancano all’appello due mesi di monitoraggio e un’analisi lucida e non aprioristicamente denigratoria per quanto riguarda la situazione attuale. Ciò che mi sembra assodato è che le cose cambino molto da Paese a Paese. Per quanto riguarda l’Italia, per esempio (Paese più anziano d’Europa e secondo Paese più anziano al mondo) è palese che senza una percentuale molto alta di vaccinati, ci ritroveremmo con una gragnuola di lockdown tra capo e collo. Lo stesso, però, non si può dire per Paesi demograficamente più giovani.

2- Fare dei non vaccinati il solo ed esclusivo capro espiatorio rischia di spostare i riflettori da quello che è il problema principale. Questo è particolarmente evidente per chi, ad esempio, affronta da anni il problema di controlli periodici di vitale importanza: controlli teoricamente coperti da esenzioni, per cui (ben prima della pandemia) è sempre stato difficilissimo trovare posto tramite il SSN. Per dirla in pillole, la pandemia ha solo accentuato una situazione di crisi che esisteva già prima e che diventerà sempre più evidente. Oggi è diventato quasi impossibile prenotarsi un controllo col SSN (anche quando si ha un’esenzione che parla da sé). La pandemia ha lasciato il segno su un sistema gravemente congestionato. Il problema è che il sistema era già cronicamente congestionato prima. Questa è solo la ciliegina sulla torta. Il problema strutturale non è il Covid ma un aumento ingestibile di pazienti che è la logica e diretta conseguenza dell’incremento della popolazione anziana. E quindi? Mi ritrovo a ribadirlo spesso, sui social: la gratuità del sistema sanitario italiano è una favola per bambini. La cosa più intelligente da fare non è invocare un’astratta idea di giustizia che ormai è sempre più impraticabile, ma prendere atto della realtà e cercare delle alternative percorribili nell’immediato. Vedi (giusto a mo’di esempio) il sistema sanitario francese.

2- Con il terzo motivo, faccio riferimento a un campo diverso: quello della psicologia e dei bias. Un terreno scivoloso che il mondo dell’informazione e della comunicazione (a cui i media e social appartengono) farebbe bene a considerare. Alimentare la contrapposizione di campo tra sì’ vax e no vax (peraltro, mescolando in un unico calderone scelte che è riduttivo omologare con l’etichetta no vax) non fa che gettare altra legna sul fuoco. In questo senso, credo che sarebbe molto più utile porre una domanda di base: cosa interessa davvero a chi è convinto che il vaccino sia la risposta più utile? Sentirsi narcisisticamente migliore o contribuire all’aumento della percentuale di vaccinati, portando i cosiddetti no vax dalla propria parte? Voglio sperare che la motivazione di fondo sia la seconda. In questo senso, però, la tattica della polarizzazione non funziona… anzi, tutto il contrario. Il perché, ce lo spiega propio uno dei tic cognitivi più diffusi: il “bias del ritorno di fiamma”. Più si attacca in modo aggressivo l’interlocutore, più lo si spinge ad abbracciare le proprie convinzioni originarie. Se il punto quindi è raggiungere un risultato differente, è necessario adottare una strategia comunicativa ben diversa. Che i social non siano in grado di farlo, passi. Che i media se ne infischino, è invece tutt’altro discorso visto che parliamo di professionisti dell’informazione e della comunicazione.

 

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