La settimana scorsa, nell’appuntamento televisivo settimanale di cui sono ospite sugli schermi di Teletruria, ho parlato di un tema che mi sta particolarmente a cuore: inquinamento luminoso e difesa del cielo buio.
Sul problema della light pollution e sull’esigenza di alfabetizzazione intorno al tema del buio, qualche anno fa ho creato un progetto insieme al regista e fotografo Max Franceschini. Sul sito The light side of the night abbiamo provato a dare vita a un progetto di “storytelling del buio” declinato nelle tre sezioni: Imparare a leggere il buio – Storie nel buio – La Notte dei popoli.
Come spiego in questo video, parlare di inquinamento luminoso e di cieli bui è molto più difficile che parlare di altre forme di inquinamento. Viviamo, da sempre, immersi in una cultura della Luce che dal secondo Dopoguerra si è progressivamente trasformata in una cultura dell’illuminazione. Difendere il nostro “buio vitale”, contrastare l’inquinamento luminoso e tutelare un bene clamorosamente in via di estinzione come il cielo buio non è un problema di nicchia condiviso da un eccentrico gruppo di astrofili o da controculture darkettone.
Nel mio intervento su Teletruria spiego cos’è l’inquinamento luminoso, quali sono le conseguenze della light pollution sulla fauna notturna e sull’uomo e provo ad abbozzare una timida panoramica sulle soluzioni possibili parlando di chi sta tentando di fare qualcosa.
Piccola e doverosa postilla: difendere il buio non significa sposare il lato oscuro ma cercare di recuperare quel bilanciamento tra Luce e Oscurità che oggigiorno è venuto a mancare. Come sostiene Tanizaki nel suo Libro d’Ombra – parlandone peraltro in modo meraviglioso – difendere il diritto del Buio a esistere significa anche, implicitamente, tutelare il ruolo della Luce.